Cos’è l’inflazione

L’inflazione, in economia, indica un aumento di prezzo generale di beni e servizi protratto nel tempo che provoca una diminuzione del potere d’acquisto della moneta.

Con l’inflazione quindi la moneta perde di valore, di conseguenza si riduce la capacità di acquistare beni e servizi.

Con la stessa quantità di denaro si acquista una quantità inferiore di beni o servizi.

L’inflazione dà un vantaggio a chi si trova in una posizione debitoria, di contro, ovviamente, penalizza chi vanta un credito.

Se tale aumento dei prezzi viene espresso in percentuale allora si parla di tasso d’inflazione.

A cosa è dovuto l’aumento dei prezzi?

Una delle cause dell’innalzamento dei prezzi è legata all’aumento dell’offerta di moneta in quantità superiore rispetto all’aumento della produzione di beni e servizi.

La maggiore offerta di moneta provoca un aumento della domanda di beni servizi ed investimenti.

In assenza di un corrispondente aumento dell’offerta si ha un innalzamento dei prezzi.

L’aumento dei prezzi può anche essere determinato dall’aumento del costo di produzione, soprattutto delle materie prime e del lavoro, questo comporta da parte delle aziende un aumento dei prezzi dei beni venduti.

E se i prezzi scendono?

Nel caso in cui accade il processo inverso allora si parla di deflazione.

La deflazione, quindi, è una diminuzione generale dei prezzi di beni e servizi.

La Banca Centrale Europea ha l’obiettivo di mantenere l’inflazione ad un valore inferiore al 2%.

Inflazione e risparmi

L’inflazione ha un effetto negativo anche sui risparmi soprattutto sulla liquidità mantenuta per un lungo periodo su strumenti infruttiferi (visti gli attuali tassi di rendimento) come ad esempio i conti correnti.

Di seguito viene riportato un calcolo della perdita del potere d’acquisto della moneta tenendo conto del tasso d’inflazione dal 2008 al 2020 secondo i dati ISTAT.

inflazione-vs-potere-acquisto_

Nell’esempio sopra illustrato è stato ipotizzato un deposito su conto corrente per un importo di euro 20.000.

L’inflazione ha eroso il potere di acquisto della somma depositata (20.000) per un valore di -2.883 nell’arco di tempo che va dal 2008 al 2020.

Questo vuol dire che, per acquistare lo stesso bene che nel 2008 era acquistabile con 20.000 euro, nel 2020 occorrerà possedere 22.883 euro.

E se la stessa somma, nello stesso arco di tempo, fosse stata investita in un fondo azionario globale?

Riportando i prezzi al 30 giugno di ogni anno di un fondo azionario globale, dal grafico si evince che, gli stessi 20.000 euro depositati nel 2008 avrebbero, al 2020, un valore di euro 45.643 al lordo di eventuali costi e tassazione.

Tanta liquidità, depositata per un lungo periodo sui conti correnti o strumenti analoghi, in assenza di rendimento, comporta un certo costo (perdita del potere d’acquisto) oltre al mancato guadagno.

L’obiettivo che mi prefiggo riguarda il risparmio. Declino ogni responsabilità riguardante singoli titoli e prodotti. Le conclusioni che dovessero emergere vanno considerate come spunti di riflessione e non vanno prese come consigli di investimento poiché, per essere tali, serve un esperto autorizzato con approfondimento personalizzato sugli obiettivi, sulle risorse e sui criteri di valutazione.

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